martedì 19 marzo 2013

Se non ti confronti, non rappresenti


Vedendo quello che fanno i “cittadini” del Movimento 5 Stelle si rischia facilmente di lasciarsi scappare dichiarazioni cattive, per quanto risulti insolito e nuovo – che poi rispetto all'innovazione non è nemmeno vero – il loro modo di fare politica e, soprattutto, per il loro modo rapportarsi al sistema.

La conferenza stampa di Roberta Lombardi, capogruppo del movimento alla Camera dei Deputati, è un'altra dimostrazione di rottura rispetto alla politica come la conosciamo da anni a questa parte.
I “cittadini” del movimento non vogliono – non possono - fare interviste, è abbastanza chiaro. Le motivazioni solo le solite. I giornalisti sono di parte, manipolano le informazioni contro il movimento per screditarci, la vera informazione è quella diretta, sul web, dal movimento ai suoi sostenitori, e poi altre banalità da populismo (lo so, è una bruttissima parola, ma tant'è) del terzo millennio.

Quello che non si dovrebbe poter accettare è il loro continuo sottrarsi al confronto con gli altri (intesi non soltanto con altri partiti, ma con l'altro cittadino), che, purtroppo per i grillini, passa obbligatoriamente anche dalle interviste. Sul fatto che i giornali e i giornalisti italiani non siano i migliori, sotto moltissimi punti di vista, si può anche discutere ed essere daccordo. Ma sull'eludere qualsiasi domanda possa essere posta ai centosessantatre "cittadini", no, non c'è da discutere, è una cosa inaccettabile, soprattutto quando si rivendica come propria la totale e assoluta trasparenze.

Quello che i rappresentanti del movimento non vogliono capire è la vastità della componente nazionale che stanno rappresentando, e la complessità della rappresentanza stessa . Stamattina la Lombardi ha giustamente detto che se gli altri partiti non terranno conto dei loro candidati all'ufficio di presidenza, la responsabilità di lasciare fuori il venticinque virgola cinque percento degli italiani, sarà soltanto loro.
Ma questa affermazione vale anche al contrario. Sottrarsi al confronto tramite la stampa e tramite i colloqui diretti con i rappresentanti degli altri partiti, vuol dire sottrarre al confronto tutti i cittadini che fanno parte di quel venticinque virgola cinque percento che hanno votato il movimento.
Il movimento dice di agire per il bene di tutta l'Italia e di tutti gli italiani. Ma come puoi agire per il bene di qualcuno con cui non vuoi parlare e a cui non vuoi far sapere i perché delle tue azioni?

Governare vuol dire anche confrontarsi, mediare tra posizioni diverse, che questo piaccia o meno ai grillini (e a vedere come una parte dei loro votanti si sta esprimendo sui blog, sembrerebbe che almeno la base – a cui il movimento dice di fare solo da cassa di risonanza – sembrerebbe averlo capito)
Senza riuscire mai a sentire nulla di vero e spontaneo uscire dalla bocca dei "cittadini" grillini è normale ipotizzare la loro incapacità, comunicativa e politica, e assimilarli a dei fantocci, buoni soltanto a portare avanti, senza discutere, i diktat di pochi - due - "capi".

Non dialogare con il restante settantacinque percento dell'Italia, restare arroccati sulle proprie posizioni, intransigenti anche nelle minuzie più inutili e ridicole (come il non salutare il “nemico”, ma questo è un attacco facile), rifiutarsi di esporsi alle domande degli altri cittadini che del movimento non fanno parte, non è democrazia, è solo un'arrogante dimostrazione di forza.

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