Vedendo quello che fanno i “cittadini” del Movimento 5 Stelle si rischia facilmente di lasciarsi scappare dichiarazioni cattive, per quanto risulti insolito e nuovo – che poi rispetto all'innovazione non è nemmeno vero – il loro modo di fare politica e, soprattutto, per il loro modo rapportarsi al sistema.
La conferenza stampa di Roberta
Lombardi, capogruppo del movimento alla Camera dei Deputati, è
un'altra dimostrazione di rottura rispetto alla politica come la
conosciamo da anni a questa parte.
I “cittadini” del movimento non
vogliono – non possono - fare interviste, è abbastanza chiaro. Le
motivazioni solo le solite. I giornalisti sono di parte, manipolano
le informazioni contro il movimento per screditarci, la vera
informazione è quella diretta, sul web, dal movimento ai suoi
sostenitori, e poi altre banalità da populismo (lo so, è una
bruttissima parola, ma tant'è) del terzo millennio.
Quello che non si dovrebbe poter
accettare è il loro continuo sottrarsi al confronto con gli altri
(intesi non soltanto con altri partiti, ma con l'altro cittadino),
che, purtroppo per i grillini, passa obbligatoriamente anche dalle
interviste. Sul fatto che i giornali e i giornalisti italiani non siano i migliori,
sotto moltissimi punti di vista, si può anche discutere ed essere daccordo.
Ma sull'eludere qualsiasi domanda possa essere posta ai centosessantatre "cittadini", no, non
c'è da discutere, è una cosa inaccettabile, soprattutto quando si
rivendica come propria la totale e assoluta trasparenze.
Quello che i rappresentanti del
movimento non vogliono capire è la vastità della componente
nazionale che stanno rappresentando, e la complessità della
rappresentanza stessa . Stamattina la Lombardi ha giustamente detto
che se gli altri partiti non terranno conto dei loro candidati all'ufficio
di presidenza, la responsabilità di lasciare fuori il venticinque
virgola cinque percento degli italiani, sarà soltanto loro.
Ma questa affermazione vale anche al
contrario. Sottrarsi al confronto tramite la stampa e tramite i
colloqui diretti con i rappresentanti degli altri partiti, vuol dire
sottrarre al confronto tutti i cittadini che fanno parte di quel
venticinque virgola cinque percento che hanno votato il movimento.
Il movimento dice di agire per il bene di tutta l'Italia e di tutti gli italiani. Ma come puoi agire per il bene di qualcuno con cui non vuoi parlare e a cui non vuoi far sapere i perché delle tue azioni?
Governare vuol dire anche confrontarsi, mediare tra posizioni diverse, che questo piaccia o meno ai grillini (e a vedere come una parte dei loro votanti si sta esprimendo sui blog, sembrerebbe che almeno la base – a cui il movimento dice di fare solo da cassa di risonanza – sembrerebbe averlo capito)
Senza riuscire mai a sentire nulla di vero e spontaneo uscire dalla bocca dei "cittadini" grillini è normale ipotizzare la loro incapacità, comunicativa e politica, e assimilarli a dei fantocci, buoni soltanto a portare avanti, senza discutere, i diktat di pochi - due - "capi".
Non dialogare con il restante
settantacinque percento dell'Italia, restare arroccati sulle proprie
posizioni, intransigenti anche nelle minuzie più inutili e ridicole
(come il non salutare il “nemico”, ma questo è un attacco
facile), rifiutarsi di esporsi alle domande degli altri cittadini che
del movimento non fanno parte, non è democrazia, è solo un'arrogante dimostrazione di forza.
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